Intervista a Maria Grazia Russo autrice del romanzo Laura

Intervistiamo Maria Grazia Russo, autrice del romanzo Laura, il primo di una trilogia di donne.
Ecco cosa ci racconta.
Maria Grazia quando hai iniziato a scrivere? Perché?
In realtà scrivo da sempre. È facile trovare quaderni e diari in cui, fin da piccola, annotavo i miei pensieri o abbozzavo inizi di storie. In maniera più seria e strutturata ho invece iniziato oltre dieci anni fa. Scrivere per me è uno sfogo, ma anche portale verso vite alternative, quelle dei personaggi di cui scrivo. Scrivere è giocare con la magia delle parole, e creare incantesimi che si chiamano emozioni.
Come hai scelto il tema del tuo primo romanzo?
Lo spunto è stato una vicenda personale. Il trasferimento a Lucca. Ero già sposata e con un figlio piccolo e quando abbiamo deciso di trasferirci tutti mi hanno chiesto se fossi sicura. Le persone, anche quelle che ti vogliono bene, tendono a limitare la tua libertà, perché sono legate a degli stereotipi sociali, di questo parlo nel primo libro e in tutta la trilogia. Non c’è nulla di peggio che rinunciare a sé stessi per fare quello che gli altri si aspettano che tu faccia.
C’è qualcosa di autobiografico?
Di autobiografico nella trilogia c’è solo questa prima riflessione che ha innescato la voglia di scrivere, e i luoghi in cui ho vissuto, Milano e Lucca, per il resto è un romanzo che ha una storia slegata dalla mia vita. Anche la protagonista è molto diversa da me. Sia nel carattere che nelle prove che deve affrontare.
Le altre due ballerine del carillon chi saranno?
La seconda è Agnese. Un personaggio complesso che ha molte sfaccettature. Vive negli anni dell’affermazione dei diritti civili delle donne, degli studenti e degli operai. La sua vicenda umana si lega alla storia di quegli anni, a tratti ne è protagonista e a tratti spettatrice, fino al punto di prendere le distanze dall’aberrazione a cui arrivano le frange più estremiste. È come guardare da dentro il movimento originato nel 1968, come vivevano gli italiani quel periodo? Com’era aprire il giornale e leggere di un nuovo attentato, di uno nuovo atto dimostrativo o di un altro scontro di piazza? Molte conquiste sociali sono state ottenute grazie a quegli anni, ma la deriva ideologica sfociata nell’estremismo è una storia a parte.
E poi c’è Matilde. Ancora una volta una donna che dovrà sconfiggere un sistema di pensiero limitate che vuole relegare le persone a ciò che gli altri sono capaci di accettare. La sua lotta interiore sarà forte perché lei stessa penserà a lungo di essere sbagliata. Ma è davvero sbagliato essere sé stessi? Qual è il confine tra la libertà altrui e la propria libertà?
Pubblicato in Altro